Una delle mode gastronomiche in Giappone è il kushiage, ovvero i cibi serviti su spiedini di bambù (kushi),
facili da consumare, senza ungersi le dita come può avvenire con il finger food, e molto più comodi e igienici.
Su spiedini dalle diverse forme che danno agli alimenti serviti un tocco estetico a cui i giapponesi non rinunciano mai, si servono gli alimenti più disparati, crudi, fritti o arrostiti, e perfino i sushi.
Ci sono ristoranti specializzati nel kushikatsu, alimenti impanati e fritti infilzati su spiedini. Nati ad Osaka nel 1929 nei ristoranti per operai, sono diventati molto popolari in Giappone ed hanno assunto anche versioni diverse a Tokyo e Nagoya.
Alcuni ristoranti hanno guadagnato anche una notevole fama per la bontà e bellezza delle loro composizioni.
Immersi nella farina, nell'uovo e nel panko, lo speciale pangrattato giapponese, vengono fritti e serviti caldi spiedini con piccole porzioni da uno o due bocconi di gamberi, calamari, carne wagyu, funghi shiitake, fette di radici di loto, cipolla, uova di quaglia, polpettine di carne, ed una varietà infinita di altri alimenti, da intingere nelle ciotoline con salsa tonkatsu, usata per le cotolette di maiale fritto, o altri tipi di salse preparate dal ristoratore.
A Nagoya ad esempio si usa una speciale salsa con miso. Vige naturalmente il divieto assoluto di intingere due volte lo stesso spiedino dopo averlo morso.
Alcuni ristoranti dispongono al centro del tavolo un fornello con olio bollente e gli spiedini impanati che i commensali provvedono a friggere per conto loro, come in una fondue bourguignone.
Un ruolo decisivo hanno i kushi che oltre a dover essere esteticamente attraenti, meglio se apparentemente scolpiti artigianalmente e possibilmente dalla parte del nodo del bambù, e di varie forme, per abbinarsi nel modo esteticamente
migliore con i diversi alimenti.
Non dubitiamo di vedere presto dilagare la kushiage mania anche da noi, e non solo nei ristoranti giapponesi.